Al sig. Sindaco di Agrigento
e.p.c. Al sig. Prefetto di Agrigento
Giovedì 5 giugno sit in di Lillo Miccichè nelle principali vie della città per protestare contro l’inadeguata ed insufficiente affissione dei manifesti pubblici di tutti i candidati alle elezioni provinciali.
La disciplina della campagna elettorale è garantita dalle leggi dello Stato e dalla Regione, ed è la principale garanzia democratica a difesa dei diritti dei cittadini, ma quando questa disciplina viene violata dall’Ente che è tenuto a rispettarla per primo, ciò significa che la nostra democrazia è in grave pericolo. Mi riferisco principalmente alla insufficiente, inadeguata e carente affissione dei manifesti pubblici che pubblicizzano le candidature per le elezioni provinciali del 15 e 16 giugno 2008, ma soprattutto ai pochissimi ed inidonei luoghi dove sono stati affissi i suddetti manifesti pubblici, tanto pochi da costringere l’attacchino ad affiggere 5 o 6 manifesti in un unico luogo ed uno accanto all’altro, e molto inadeguati luoghi perché sono affissi su muri di strade poco frequentate dai pedoni o di strade senza marciapiedi e molto trafficate dalle automobili, e per questo difficilmente e poco agevolmente consultabili dai cittadini. Conseguenza di questa cattiva collocazione dei manifesti che pubblicizzano le candidature è la totale mancanza di conoscenza da parte degli elettori di tutte le liste e di tutti i candidati che nel collegio partecipano alla consultazione elettorale.
In questo modo si vuol far passare l’idea che la pubblicità elettorale vale solo se fatta dal singolo partito o dal singolo candidato, favorendo in tal modo solo quei candidati che possono permettersi economicamente di far stampare migliaia di manifesti per poi affiggerli selvaggiamente ovunque.
Questa cattiva prassi si pone fuori dalla legge che disciplina la pubblicità elettorale per le elezioni provinciali, infatti l’art. 13 della L.R. 9 maggio 1969, n.14 e successive modifiche ed integrazioni, così recita: “…la preparazione del manifesto con le liste dei candidati e per l’invio dello stesso ai sindaci dei comuni interessati perché provvedano alla affissione all’albo pretorio ed in altri luoghi pubblici, entro il quindicesimo giorno anteriore alla data delle elezioni.” . Perciò la norma stabilisce che i manifesti oltre all’albo pretorio vadano affissi in altri luoghi pubblici, intendendo per luoghi pubblici un complesso di siti frequentati abitualmente o occasionalmente da cittadini che vi transitano preferibilmente a piedi, nelle piazze o negli edifici pubblici di vario genere.
Che ad Agrigento nelle principali strade manchino le bacheche per l’affissione di avvisi pubblici è noto, ma questo non giustifica il comune, il quale, in occasione della campagna elettorale, non provvede mai ad installare provvisoriamente una trentina di cartelloni o bacheche necessarie ad affiggere i manifesti pubblici elettorali di tutti i candidati, mentre si affretta immediatamente ad installare i pannelli per i manifesti dei partiti e per i singoli candidati, con la conseguenza di provocare il caos che ben tutti conosciamo.
Queste disfunzioni, causate da sempre e da tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute, oltre che provocare disparità fra i candidati, violano il diritto costituzionale nei rapporti politici fra gli stessi cittadini che concorrono alla competizione elettorale. Il secondo comma dell’art 48 della Costituzione italiana, che molti amministratori si vantano conoscere, recita: “ Il voto è personale ed uguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”, mentre il quarto comma recita : “il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge”, e L’art. 49 recita : “ Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico e determinare la politica nazionale”.
Allora, se un Ente pubblico come il comune, demandato ad applicare l’art.13 della L.r. n. 14/69, si limita ad affiggere i manifesti pubblici di tutti i candidati in pochissime strade, in luoghi inaccessibili o non facilmente raggiungibili ed inadeguati alla maggioranza del pubblico, significa che non fa l’interesse della collettività, ed anzi, anche se indirettamente, di quelli che si possono permettere economicamente (salvo eventualmente pagare la misera contravvenzione per affissione fuori dallo spazio consentito) di fare la propaganda elettorale, oscurando, in questo caso direttamente, la maggioranza dei candidati che non vogliono o che non possono fare propaganda elettorale a colpi di manifesti personali e selvaggi. Quanto stabilito dall’art. 48 della Costituzione, secondo cui il diritto di voto non deve essere limitato, vuol significare che l’elettore ha diritto-dovere di conoscere, prima di recarsi nel seggio elettorale, i nomi dei candidati che si sono presentati per essere votati liberamente e democraticamente. Mentre il disposto art. 49 vuol significare che la Costituzione sancisce che tutti i candidati durante la campagna elettorale devono avere pari opportunità, e che non si può derogare a tale diritto attraverso l’arbitrio e l’orgia del manifesto selvaggio.
In sostanza, da un lato si limita all’elettore il diritto del voto, dall’altro ai candidati non facoltosi si impedisce l’esercizio di farsi conoscere liberamente, limitando il principio democratico della pari opportunità fra candidati della stessa lista o di altre liste.
Per queste ragioni lo scrivente Calogero Miccichè, candidato alle elezioni provinciali del 15 e 16 giugno 2008, comunica alle SS.VV che a partire da giovedì 5 giugno, dalle ore 11.30 effettuerà una pacifica manifestazione di protesta, facendo girare nelle vie, nelle piazze e nei quartieri della città, il manifesto pubblico dei candidati alle elezioni del presidente della Provincia Regionale e per l’elezioni del Consiglio Provinciale di Agrigento, fino a quando il comune non farà installare nelle vie e piazze e nei luoghi pubblici più frequentati dai cittadini bacheche per il suddetto manifesto pubblico dei candidati alle elezioni provinciali così come previsto dall’art. 13 della L.r. 14/69.
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